Prigioniero di coscienza è un termine coniato dall'organizzazione internazionale Amnesty International che si batte in difesa dei diritti umani. Il termine si riferisce a chiunque venga imprigionato in base ad alcune caratteristiche: razza, religione, colore della pelle, lingua, orientamento sessuale e credo politico, il tutto senza aver usato o invocato l'uso della violenza.

Dalla sua fondazione nel 1961, Amnesty International, come attività principale fin dal suo inizio, ha esercitato pressioni e organizzato campagne per il rilascio di persone private della libertà per motivi di "coscienza".

Definizione

Fu Peter Benenson, fondatore di Amnesty Internationale, nell'articolo "The Forgotten Prisoners", pubblicato da The Observer il 28 maggio 1961, a lanciare la campagna "Appeal for Amnesty 1961", e, in quel frangente, a definire per primo il termine "prigioniero di coscienza".

Amnesty International ha successivamente cambiato la definizione originale di Benenson:

Ciò ha potuto ad esempio causare la revoca (temporanea) dello status di "Prigioniero di coscienza" al dissidente russo Aleksej Naval'nyj nel febbraio 2021, a causa dei commenti che aveva fatto contro i migranti e altri come i ceceni 14 anni prima, che Amnesty International ha considerato come "incitamento all'odio". In seguito lo status è stato restituito, viste le parole di scusa che Naval'nyj aveva pronunciato anni dopo e il mutamento delle sue posizioni politiche.

Note

Voci correlate

  • Andrei Sakharov
  • Aminatou Haidar
  • Aung San Suu Kyi
  • Mordechai Vanunu
  • Aleksej Naval'nyj

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